di Silvano Danesi
Il recente incontro tra tre gran maestri della Massoneria italiana e tre alti prelati della Chiesa cattolica apostolica romana, nella Milano di Giovanni Marcora e della finanza bianca, ripropone (non è la prima volta) la questione dei rapporti tra la Massoneria e la Chiesa di Roma.
I rapporti tra Massoneria e Chiesa di Roma non vanno confusi con quelli tra Massoneria e Cristianesimo, dal momento che esistono, nel mondo, varie confessioni religiose che si riferiscono al messaggio cristiano e, conseguentemente, molti cristiani che non sono cattolici.
Ne consegue che la Chiesa di Roma non ha il monopolio della cristianità, come è noto da tempo. Non lo ha avuto nei secoli precedenti a Costantino, lo ha avuto come erede di fatto dell’Impero romano d’Occidente dopo Costantino e lo ha perso al tempo della Riforma. Con la Breccia di Porta Pia, infine, ha perso quel che rimaneva del potere temporale, con grave disappunto di Pio IX.
E qui arriviamo alla questione sulla quale si arrovellano i massoni che tentano di dialogare con la Chiesa di Roma senza fare i conti con la storia, che è anche storia di contrasti di potere molto profano e non solo di teologiche incompatibilità.
Giuliano Di Bernardo, ex Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia (https://www.giulianodibernardo.com/giuliano-di-bernardo/massoneria/2024-odissea-allambrosianeum-tradizione-vs-passerella/) ha emesso un giudizio tranciante: “Il giorno in cui ricorre il 424° Anniversario della morte sul rogo di Giordano Bruno, bruciato nella carne ma non nel pensiero che ancora illumina l’umanità, il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Stefano Bisi (cito il nome per futura memoria) ha dichiarato: «sogno di camminare col Papa (Francesco) sotto la luce del Grande Architetto dell’Universo»”.
Il richiamo a Giordano Bruno, al quale potremmo aggiungere quello a Galileo Galilei, richiama uno dei periodi più bui della storia del cristianesimo europeo. Periodo nel quale cattolici e riformati si sono combattuti con le armi, con i roghi, con gli anatemi e con tutto quello che l’umana genia ha potuto inventare di “caritatevole” e di “misericordioso”.
Uno sguardo che si allargasse dalle rivolte dei contadini in Germania, fino alla Guerra dei trent'anni, ci porterebbe a osservare la storia delle guerre di religione in Europa tra ‘500 e ‘600 e le conseguenze tragiche dei conflitti tra cattolici e protestanti.
In questo periodo, esattamente nel 1534, Enrico VIII Tudor emanò l'Atto di Successione e l'Atto di Supremazia. Con quest'ultimo la Chiesa anglicana si staccò da quella di Roma. Enrico VIII diventò capo supremo della Chiesa d'Inghilterra, soppresse gli ordini religiosi e si appropriò dei beni della Chiesa. Gli inglesi divennero anglicani.
Facciamo ora un passo avanti nella storia e arriviamo al ‘700.
Come ho scritto nel mio “La Massoneria del ‘700, nido dei cuculi”, il ‘700 è il periodo storico nel quale si consuma una frattura violenta, ad opera della dinastia degli Hannover, la quale innesca un processo di appropriazione della tradizione massonica.
La presenza massiccia e attiva di protestanti e cattolici tra i massoni ha avuto come conseguenza il coinvolgimento della Massoneria nel confronto aspro tra le varie componenti della cristianità. Coinvolgimento del quale è evidenza significativa la scomunica decretata da papa cattolico nel 1738.
Per il testo vedi: https://www.sanpiox.it/archivio/images/stories/PDF/Testi/Encicliche/Clemente_XII-In_eminenti.pdf
La Massoneria viene trascinata nella contrapposizione tra logge hannoveriane e logge giacobite e su questa divisione si attivano anche le correnti illuministe, i gesuiti, le sette iniziatiche sedicenti eredi di antiche conoscenze.
Il panorama si fa sempre più confuso. In questa confusione generale, il Papa emette la scomunica con il duplice scopo di prendere le distanze dalla Massoneria hannoveriana, necessariamente protestante, e dalla presenza ingombrante di logge giacobite rivendicanti la legittimità degli Stuart nella successione al trono d’Inghilterra.
Siamo arrivati ad un nodo cruciale: la fondazione della Gran Loggia d’Inghilterra nel 1717, voluta dalla dinastia tedesca degli Hannover per controllare o cancellare o addirittura sopprimere l’influenza giacobita. Grazie alla protezione reale, infatti, nel giro di sette anni la Gran Loggia d’Inghilterra assorbì più di 50 logge, anche se la gran parte di esse rimase giacobita.
L’operazione degli Hannover venne contrastata da molte logge che si riferivano alle antiche consuetudini.
Nel 1751 una Grande Loggia, rivale della Grande Loggia d’Inghilterra, formata da seguaci della Gran Loggia irlandese, sosteneva di operare secondo gli antichi costumi. I suoi membri venivano chiamati gli “Antichi” (quelli della Gran Loggia d’Inghilterra del 1717 “Moderni”). Gli “Antichi” conferivano gradi superiori e in particolare quello detto Royal Arch, Arco Reale.
La Gran Loggia d'Inghilterra, indicata anche come Grand Lodge of Moderns o anche come First Gran Lodge of England, divenne il veicolo delle idee di René Descartes, di Locke, di Boyle, di Hume, di Newton. Nel 1718 il Gran Maestro è George Payne.
Dietro le quinte della costituzione della Gran Loggia, si agitano i contrasti religiosi e si consuma l’eliminazione della radice stuardista, radicata nel regno celtico scozzese.
Giacomo VII di Scozia e II d’Inghilterra, successore di Carlo II e ultimo regnante della dinastia prima dell’avvento degli Hannover, emanò per iscritto una Dichiarazione per la libertà di coscienza (4 aprile 1687) che gli costò il trono. Nel documento proponeva la libertà religiosa per tutti.
Dopo la fondazione della Grand Lodge of Moderns fu affidato al reverendo Anderson, (1678 1739), ministro della Chiesa Presbiteriana, hannoveriano, membro della Horn Lodge, scozzese di nascita, figlio del Maestro della Loggia Abardeen, l'incarico di rivedere ed adeguare le Antiche Costituzioni gotiche (Old Charges), secondo le decisioni adottate alla fondazione della Gran Loggia stessa nel 1717.
Il lavoro, svolto in collaborazione con l’ugonotto Desaguliers, fu completato in quattordici mesi con la redazione delle Nuove Costituzioni.
Théophile Désaguliers, figlio di un pastore protestante rifugiatosi a Londra in seguito alla revoca dell'Editto di Nantes, succedette nel 1719 a John Payne, il secondo Gran Maestro della Loggia di Londra dopo Antoine Sayer e si servì attivamente della Massoneria per diffondere il suo ideale pacifico della "religione naturale" e del rigorismo morale.
La Massoneria Hannoveriana, pertanto, mette in cantina gli Old Charges e fa riscrivere le regole da uomini appartenenti all’area protestante.
La fondazione della Gran Loggia d'Inghilterra non mise definitivamente il bavaglio agli scozzesi. Nel 1725 nasce la Gran Loggia d’Irlanda, seguita nel 1736 dalla Gran Loggia di Scozia, della quale fu Gran Maestro per un anno William St.Clair.
A seguito della forzatura degli Hannover nasce nel 1751 una Gran Loggia con il nome di The Most Honorauble Society of Free and Accepted Masons, according to the Old Insitutions, che poi muta in Grand Lodge of free Accepted Masons of the old Institutions, abbreviato in Gran Lodge of Antient.
La Gran Loggia of Antient è retta da Costituzioni, di impostazione giudaico cristiana, scritte da Laurence Dermott (1720-1791) e pubblicate sotto il titolo di Ahiman Rezon
Gli Antichi sono sostanzialmente artigiani e commercianti e si rifanno più da vicino alle regole delle corporazioni di mestiere.
Laurence Dermott, mercante, irlandese di nascita, entra in Massoneria nel 1741. Possedeva cultura classica e conosceva l’ebraico. Dedicò la vita alla Massoneria e a una sua codificazione essenzialmente coerente. Diviene master of Lodge a Dublino nel 1746 ed entra nel Rito dell’Arco Reale. Si trasferisce a Londra nel 1748. Sposa Elisabeth dalla quale non ha figli. Entra nella First Grand Lodge dei Moderns, che lascia nel 1751 quando viene fondata la Gran Loggia degli Antient della quale diviene Gran Segretario. Nel 1771 Dermott diviene Deputy Grand Master della Grand Lodge of Antient e nel 1756 pubblica il corpus costituzionale sotto il titolo di Ahiman Rezon analogo delle Costituzioni di Anderson.
La prima menzione del sacro Arco Reale proviene da Youghal in Irlanda nel 1743; la seconda, invece, proviene da York nel 1744. Gli Antichi, sebbene non avessero a York nulla in comune con la Gran Loggia di tutta l’Inghilterra di York, persistevano nel chiamarsi massoni di York, pretendendo un potere sovrano sulla tradizione di York.
Una Logium Fabricae si trova citata nella Fabric Roll della cattedrale di York nel 1352.
La Loggia di York si autoproclamò Gran Loggia di tutta l’Inghilterra nel 1725, otto anni dopo la fondazione della Gran loggia d’Inghilterra e pochi mesi dopo la formazione della Gran loggia d’Irlanda. La Gran Loggia di York ha lavorato fino alla fine del XVIII secolo e poi è stata assorbita dalla Gran Loggia d’Inghilterra.
Ragon, in proposito, scrive: “Nel 1739, alcuni Fratelli recalcitranti si separarono dalla Grande Loggia di Londra, si unirono a dei resti di corporazioni di massoni-costruttori e formarono una Gran Loggia rivale, sotto la costituzione della grande corporazione di York. Questi dissidenti diedero alla Grande Loggia d’Inghilterra il titolo di «rito moderno» e presero quello di «Grande Loggia del Regime Scozzese Antico». Poi, essendo stati riconosciuti dalla Grandi Logge di Scozia e d’Irlanda, aggiunsero alla parola antico «e Accettato». Tale è l’origine del titolo: «Regime o Rito Scozzese Antico e Accettato». Ma tutte queste Grandi logge non praticavano che i tre gradi simbolici”.
Regime o Rito Scozzese Antico e Accettato da non confondere con il Rito scozzese fondato in America nel 1801.
Nell’introduzione all’Haiman Rezon, Laurence Dermott scrive che “i veri principi della Libera Muratoria sono il dover amare la misericordia, il fare la giustizia e il camminare umilmente di fronte a Dio”. [1]
Nel testo dell’Ahiman Rezon si legge: “Un Muratore è obbligato dalla sua condizione a credere fermamente nel vero culto del Dio eterno, così come in tutti quei sacri scritti che i dignitari e i Padri della Chiesa hanno scritto e pubblicato per l’uso di tutti i buoni uomini; in modo che nessuno, che comprende l’Arte, possa eventualmente trovarsi nei percorsi irreligiosi dell’infelice libertino, o sia indotto a seguire gli arroganti professori dell’ateismo o del deismo; neppure dovrebbe essere macchiato con gli errori grossolani della cieca superstizione, ma può avere la libertà di abbracciare quella fede che avrà ritenuto adeguata, sempre che, in ogni momento, tributi il dovuto rispetto al suo Creatore….”, definito come “summum bonum”.
Dermott è, pertanto, contrario sia agli atei, sia ai deisti, ma non alle diverse fedi che ammettano un principio creatore. Da qui l’affermazione che “le dispute religiose non sono mai state tollerate nelle Logge, perché in quanto Liberi Muratori noi seguiamo solo la Religione Universale, o la religione della natura. Questo è il cemento che unisce i principi più differenti in un sacro legame, e tiene insieme coloro che sarebbero i più distanti l’uno dall’altro”. Tuttavia, Dermott, nell’ambito di quell’ambiguità che contraddistingue la Libera Muratoria del periodo e che non cesserà anche in seguito di produrre i suoi effetti, non manca di sottolineare che “in quanto Liberi Muratori, noi siamo della più antica religione cattolica”.
Al Creatore il Libero Muratore deve la sua opera, non solo manuale, ma anche intellettuale. Il Libero Muratore, scrive infatti Dermott, “deve studiare le arti e le scienze con mente diligente, affinché egli possa non solo compiere il suo dovere verso il suo grande Creatore, ma anche verso il suo prossimo se stesso ….”.
Facciamo ora un passo indietro nella storia.
Verso l’843 i Dalriada, ossia i Celti, trionfarono e la Scozia, sotto il re Kenneth Mac Alpin divenne un regno unificato. Nel IX secolo la Scozia divenne rifugio di scissionisti superstiti della chiesa irlandese. Sotto la guida di questi gruppi fu istituito il “celi Dé” o “Culdees”, un sistema monastico molto vicino alla tradizione druidica.
Con Davide, discendente di Mac Alpin, nacque, nel 1124, il regno feudale di Scozia e dopo breve periodo di turbolenza, conseguente all’assassinio di Alessandro III, nel 1286, Robert Bruce restaurò il regno celtico di Scozia, che durò fino al 1603 con Giacomo VI, poi divenuto Giacomo I d’Inghilterra.
Davide istituì la carica, poi divenuta ereditaria, del Regio Stewart del reame, da cui derivarono gli Stuart. E fu Davide a chiamare i monaci Tironianensi (simili ai Culdei, se non Culdei) a costruire le cattedrali scozzesi. Alla loro opera si devono le cattedrali Arbroath (1178), Kilwinning (1140) e, più tardi, la Cappella di Rosslyn (1446).
Nel 1286, subito dopo la morte di Alessandro III, Giacomo, Lord Stuart di Scozia, fu Gran Maestro di una Loggia costituita a Kilwinning. La Loggia di Kilwinning è dunque guidata da uno Stuart in un regno ancora tradizionalmente celtico.
Eccoci arrivati alla questione odierna. La prima scomunica della Massoneria (come ho scritto nel mio: Le radici scozzesi della Massoneria) è del 1738 con la Bolla “In eminenti apostolatus specola” ed è posteriore alla fondazione della Gran Loggia di Londra, voluta dagli Hannover protestanti, le cui costituzioni sono scritte da protestanti e interviene in un periodo nel quale in Europa nascono gli alti gradi (i discorsi di Ramsay sono del 1736 e 1737), ossia a fronte di movimenti che intervengono nel dibattito religioso in atto e che porteranno al proliferare di sette sedicenti massoniche e che si arrogheranno il diritto di controllare le logge.
La scomunica, pertanto, non riguarda le logge antiche, le quali operavano a stretto contatto con le gerarchie ecclesiastiche, che rappresentavano la committenza. Va inoltre osservato che i cantieri medievali, con le logge che riunivano architetti, maestri, operai, artisti e artigiani, rappresentano la concreta realizzazione, nelle arti e nell’architettura, del dibattito che percorre tutto il Medioevo sulle Arti liberali e che si confronta con il pensiero classico di Marciano Capella, introdotto da Severino Boezio e con le correnti neoplatoniche ed ellenistiche, prima, e con quelle aristoteliche poi.
Non c’è, dunque, alcun contrasto tra Chiesa e Cantiere, tra Chiesa e Massoneria medievale, ma rapporto fecondo, che si inserisce produttivamente nel dibattito filosofico e teologico che percorre l’intero Medioevo.
Dietro le quinte della scomunica ai massoni, dunque, c’è una questione che riguarda cattolici e protestanti.
Oggi il Gran Maestro della Gran Loggia è il Duca di Kent, Edward, membro della famiglia reale, che ha 86 anni.
Giuliano di Bernardo in un’intervista a Il Giornale d’Italia (https://www.ilgiornaleditalia.it/news/esteri/404286/elisabetta-regina-massoneria-gran-maestro-di-bernardo.html) afferma a proposito di Elisabetta II: “Innanzi tutto, essendo donna, ha precluso la possibilità che il Gran Maestro potesse essere il re. Come conseguenza di ciò, è si è dovuto cercare all’interno dell’aristocrazia il nobile più vicino alla Corona. La scelta è caduta sul Duca di Kent (1935 -), che è Gran Maestro della Gran Loggia Unita d’Inghilterra da oltre 50 anni. Nel 1992, quando partecipai a Londra alla celebrazione del 275° anno dalla fondazione della Gran Loggia di Londra del 1717, il Duca di Kent espresse il desiderio di essere sostituito nel rango di Gran Maestro, ma ancora oggi è seduto sul Trono di Re Salomone. La sua sostituzione non è ancora avvenuta perché i vertici inglesi sperano che, dopo il rifiuto categorico di Carlo (oggi Carlo III), uno dei suoi figli diventi Gran Maestro”.
Il regnante inglese (purché sia maschio) è a capo della Chiesa anglicanae della Massoneria e, pertanto, c’è un rapporto diretto tra anglicani e massoni. Gli anglicani sono cristiani. Ergo, non c’è contrasto tra cristiani e massoni.
Il problema riguarda i cattolici, non i cristiani.
La scomunica papale del 1738 pare essere più relativa alla questione del rapporto tra cattolici e protestanti, che al quello tra cattolici e massoni.
Veniamo agli italiani.
Giordano Gamberini, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia dal 17 luglio 1961 al 21 marzo 1970, era valdese.
Saverio Fera (6 gennaio 1850 – 29 dicembre 1915), che dopo la scissione del 1908 dal Grande Oriente d’Italia, fondò la Massoneria cosiddetta di Piazza del Gesù, era un pastore della Chiesa Metodista Wesleyana, poi della Chiesa Evangelica Italiana (già Chiesa Cristiana Libera) quindi nuovamente della Chiesa Metodista Wesleyana e Sovrano Gran Commendatore della Massoneria italiana.
La relazione esistente tra le chiese protestanti e la massoneria del Grande Oriente d’Italia è stata analizzata in un convegno del 2020 dal professor Marco Novarino dell’Università di Torino, il quale ha affermato che “è possibile stimare che siano stati 123 i pastori iniziati alla loggia massonica del Grande Oriente d’Italia in quel periodo [post risorgimentale, ndr]”. E poi ha aggiunto che : “a questi bisogna anche aggiungere altri membri laici di chiese protestanti. La convergenza di diversi elementi sociali e culturali esistenti tra i due mondi diede vita a quella che fu chiamata la figura del massone evangelico”. In particolare, vi era: “l’aspro sentimento antipapista e anticlericale che li legava entrambi, e per di più sotto l’influenza politico-religiosa inglese e americana, cosmopolita, che li accomunava”.
Arriviamo al cuore del problema.
Se Grande Oriente d’Italia e Gran Loggia Regolare d’Italia hanno il riconoscimento della Gran Loggia Unita d’Inghilterra, come si pone la questione del rapporto con un’istituzione che è governata da un mondo protestante anglicano con l’essere la Massoneria super partes riguardo alle singole confessioni?
Andiamo oltre.
Siamo nel 1993. Giuliano Di Bernardo da Gran Maestro abbandona il Grande Oriente d’Italia e fonda la Gran Loggia Regolare d’Italia. Lo fa attivando, con accuse, i presupposti per il ritiro del riconoscimento della Gran loggia Unita d’Inghilterra.
In un lungo memoriale indirizzato al R. W. Bro. M.B.S. Higham, Grand Secretary of the United Grand Lodge Of England, il Gran Segretario del Grande Oriente d’Italia, Alfredo Diomede, confutava le critiche e le accuse.
“Caro Fratello Higham – scrive Diomede - mi riferisco alla Vostra Tavola del 10 Giugno 1993 che ha arrecato a tutti i Fratelli all'Obbedienza del G.O.I. profonda amarezza poiché la decisione adottata dall'Assemblea trimestrale della Gran Loggia Unita d'Inghilterra del 9 Giugno appare determinata da notizie infondate o fornite in maniera distorta o incompleta dall'ex Gran Maestro Giuliano Di Bernardo per accreditare la sua fuga dal G.O.I. e la costituzione di una Gran Loggia priva di qualsiasi requisito di legalità”.
Fatta una serie di considerazioni sul clima politico e giudiziario italiano del tempo, che in questo contesto hanno poco interesse, Diomede dopo essersi dilungato in considerazioni di carattere giuridico relative alla giustizia massonica e profana e ai rapporti tra le Obbedienze scrive che “la stampa riferisce della costituzione in Svizzera a Lucerna della “Dignity Foundation" di cui egli è [Di Bernardo, ndr] è il Presidente, mentre Vice Presidente è il Marchese di Northampton e nel Consiglio di amministrazione figurano il banchiere spagnolo Mario Conde, il Prof. Vittorio Mathieu, il Prof.Giorgio Cavallo, e altri”.
Troviamo in Dignity massoni e membri dell’Opus Dei: uno strano intreccio.
Mario Conde è successivamente finito nei guai giudiziari per i suoi affari quando era nel Banesto, banca spagnola poi acquisita nel 1994 dal Banco Santander, vicino all’Opus Dei. L’8 novembre 2007, un comunicato stampa di Mps rendeva noto che i “Consigli di amministrazione del Banco Santander e della Banca Monte dei Paschi di Siena, tenutisi in data odierna, hanno autorizzato la firma di un accordo che avrà per oggetto la cessione del Gruppo Banca Antonveneta a Banca Monte dei Paschi di Siena”.
Qui si apre uno scenario interessante che riguarda gli intrecci, poco teologici, tra i vari filoni della finanza cattolica. Intrecci sui quali si sono versati fiumi d’inchiostro.
Il cardinale Francesco Coccopalmerio, giurista, già presidente del pontificio consiglio dei testi legislativi, da quanto è emerso da indiscrezioni di stampa, durante il convegno milanese avrebbe detto: «Da quello che ho potuto capire, ma sono poco esperto in questa materia, credo che ci sia una evoluzione nella comprensione reciproca. Cinquant'anni fa c'era meno conoscenza ma le cose sono andate avanti, e spero che questi incontri non si fermino qui. Mi chiedo se non si possa pensare a un tavolo permanente, anche a livello di autorità, in modo da confrontarsi meglio».
Un tavolo permanente è assai interessante, perché la materia da discutere è vasta e storicamente assai complessa.
Non si tratta di camminare col Papa sotto la luce del Grande Architetto dell’Universo, ma di discutere alla luce del sole.
[1] La traduzione italiana è in Haiman Rezon, a cura di Giuseppe M.Vatri, Edizioni Età dell’Acquario.